Icone dalla Resistenza Ontologica.
installazione. (Serigrafia su alluminio sagomato e trattato con processo anti-UV)
Un insieme di icone che ricordano la resistenza ed il lavoro di ricostruzione post bellico fatto nell’area di Pianoro.
Hanno partecipato insieme ad Andreco alla realizzazione dell’opera: Nicola Albatici, Emma Bardiani, Jacopo Bonzagni, Ilenia Chereghali, Nicholas Perra, Gabriella Presutto, Mili Romano, Karin Schmuck, Eleonora Trovato, Martina Vannini.
L’opera è stata realizzata per “Cuore di pietra 2015”, un progetto a cura di Mili Romano con il supporto di Staff Serigrafia industriale.
L’opera è stata installata in due aree: sulla facciata della Biblioteca comunale (sotto forma di gruppo) e su diverse aziende della zona industriale (disseminata) di Pianoro
Una celata resistenza ontologica.
L’opera “Icone dalla Resistenza Ontologica” che ho proposto per Cuore di Pietra 2015 a Pianoro si avvale di un percorso partecipativo che ha voluto coinvolgere sia alcuni cittadini pianoresi che hanno vissuto la resistenza partigiana, lavorato a Pianoro in quegli anni o che hanno riportato testimonianze del periodo di guerra e post guerra, sia un gruppo di studenti che hanno seguito il mio seminario all’interno del workshop “Dalla rappresentazione all’azione – Esperienze, metodi e pratiche di progettazione artistica nello spazio pubblico” tenuto da Mili Romano all’Accademia di Belle Arti di Bologna
A 70 anni dalla Resistenza Partigiana che ha portato alla liberazione dal nazi-fascismo, la ricerca che abbiamo portato avanti con il gruppo di studenti si è basata sui fatti della resistenza e sul lavoro di ricostruzione, economica, fisica e morale, della città di Pianoro che fu rasa al suolo dai bombardamenti per il 98% (secondo il genio civile).
In particolare, per la realizzazione dell’opera abbiamo tratto spunto sia da avvenimenti storici sia dalle testimonianze dei singoli pianoresi incontrati. Tra gli avvenimenti storici: La razzia dei mezzi di produzione e le deportazioni di lavoratori in Germania (1), gli scioperi politici del 1943 per sabotare la guerra (2) (3), le prime azioni partigiane nella zona di Pianoro e Pian di Macina (4), la stampa clandestina, la resistenza delle donne (5), le azioni di ricostruzione e le prime attività lavorative dell’area, partendo da quelle presenti nelle baracche di emergenza fino ad arrivare ai primi insediamenti industriali (6).
Durante il workshop ho chiesto agli studenti quale era per loro il significato di Resistenza e di Lavoro che dopo un momento iniziale più canonico hanno riportato testimonianze singolari e molto profonde. Agli studenti ho chiesto anche di partecipare concretamente alla realizzazione dell’opera ragionando su un’icona e una frase chiave che riassumesse il concetto di resistenza e di lavoro. Da questa sintesi sia visiva che concettuale sono nate le sagome che compongono l’installazione posizionata in parte sulla Biblioteca comunale e in parte nella zona industriale di Pianoro. Per la realizzazione materiale delle sagome si è ricorsi alla collaborazione di Francesco Flamini della Staff Serigrafia che ha seguito l’opera dall’inizio e ha contribuito a trovare una soluzione tecnica per la sua realizzazione. Sulla biblioeteca le sagome sono state disposte in forma circolare come un unico gruppo, mentre nella zona industriale sono state disseminate sui vari capannoni delle aziende.
Il percorso partecipativo messo in atto ha fatto diventare gli studenti e i cittadini co-autori dell’opera stessa.
Ritengo che, in questo caso specifico, l’opera ispirandosi ad un tema così importante e sentito per gli abitanti acquisti più forza se espressione di una collettività piuttosto che di un singolo. Solo con una collettività che continua a lottare, la memoria storica può essere difesa dal tempo e dai tentativi di revisionismo.
Lavoro Resistente
Le azioni di resistenza in tutte le forme e il lavoro di ricostruzione in tutti gli ambiti sono i macro-temi da cui l’opera ha preso spunto. Andando più a fondo, quello che più nello specifico ha influenzato l’opera sono stati i sentimenti che hanno spinto gli uomini e le donne a vincere la paura e passare all’azione, il coraggio, le idee e le astuzie creative escogitate nelle situazioni di estremo pericolo, la convinzione con cui sono state perseguite le idee di libertà e la forza spesa per lavorare alla ricostruzione di un territorio stravolto dalla guerra.
In fisica, il Lavoro è il trasferimento di energia cinetica tra due sistemi attraverso l’azione di una forza o una risultante di forze quando l’oggetto subisce uno spostamento e la forza ha una componente non nulla nella direzione dello spostamento. (7) Se il Lavoro nel moto rettilineo si definisce come il prodotto vettoriale della forza per lo spostamento. (L = F x s)
Lavoro = Forza per Spostamento
La resistenza meccanica (o tensione di rottura) è una proprietà meccanica che indica il massimo sforzo che un generico materiale è in grado di sopportare prima che sopraggiunga la sua rottura.
La resistenza elettrica è una grandezza fisica scalare che misura la tendenza di un corpo ad opporsi al passaggio di una corrente elettrica, quando sottoposto ad una tensione elettrica.
Se si immaginasse qualcosa che sia il prodotto del lavoro di ricostruzione con le azioni di resistenza? Vengono in mente i sabotaggi contro la guerra nelle fabbriche del 43, gli scioperi, la voglia di ricostruire e ricominciare con altri valori una vita futura, il lavoro di sminamento.
Se si potesse creare una definizione immaginifica, quale sarebbe la definizione di Lavoro Resistente?
Ad esempio:
Lavoro Resistente ≈ Forza in Movimento nel Tempo
Natura resistente.
Non solo la specie umana ha sofferto le ripercussioni della guerra ma anche il mondo animale e vegetale. Il territorio pianorese, per la sua posizione strategica, sulla via della Futa che collega Firenze a Bologna, è stato oggetto di innumerevoli bombardamenti durante il periodo della guerra e ancora oggi ne porta i segni. Nonostante nel periodo post bellico sia stata fatta una grande opera di sminamento, ancora oggi saltuariamente vengono ritrovati nel terreno ordigni della seconda guerra mondiale.
Per questo simbolicamente ho voluto riportare anche un’icona di un albero che ha resistito alla guerra e continua a far crescere i sui rami e le sue radici ben salde nel terreno.
Un monumento diverso, un altro monumento, un Amonumento
(Rendendo omaggio all’artista e Anarchitetto, Gordon Matta Clark):
Per quanto ritengo doveroso e di fondamentale importanza commemorare la Resistenza con eventi instituzionali, targhe e monumenti, quest’opera esce dall’estetica e dall’immaginario commemorativo classico. L’opera utilizza materiali dell’industria contemporanea e vuole restituire un immaginario diverso, legato tanto al passato quanto al presente. In molti prima di me hanno affrotato il tema del memoriale in maniera straodinaria (8), ritengo sempre importante che oltre alle commemoraziioni canoniche, si continui a sperimentare nuovi linguaggi per la rappresentazione di questi temi con un forte carattere ontologico.
La resistenza ontologica.
Il modo più efficace per far vivere i sentimenti della lotta partigiana nel tempo è metterli in pratica nel presente.
I sentimenti che hanno portato donne e uomini a reagire e a lavorare contro la loro sopraffazione e per la conquista della libertà esistono nel profondo di ognuno di noi e non bisogna aspettare una guerra per accorgersene.
(Wretched: “spero venga una guerra solo allora capirai che potevi fare qualcosa”)
Forti di quello che è stato, si guarda al futuro per preservarlo da avvenimenti tragici e liberticidi sia per l’intera società che per i singoli.
Con il termine resistenza ontologica si fa riferimento ad una resistenza che si adatta nel tempo in base alle contingenze storiche e continua ad essere efficace.
Lavoro Resistente ≈ Forza in Movimento nel Tempo ≈ Resistenza Ontologica
Si ringraziano tutti quelli che hanno partecipato e reso possibile la realizzazione di quest’opera collettiva che è stata installata sulla Biblioteca di Pianoro e su diverse fabbriche della zona industriale. L’installazione composta da 13 sagome in laminato è solo il prodotto visivo di un lavoro partecipato più ampio fatto di relazioni e condivisioni, che si è tentato di descrivere in queste righe ma che seppur parti integranti dell’opera rimangono invisibili ad occhio nudo.
Note:
(1) Durante la seconda guerra mondiale molti giovani vennero deportati in Germania per lavorare, chi nei campi di lavoro per poi essere sterminati chi nelle fabbriche tedesche in espansione grazie ai benefici apportati dalle invasioni. Il Reich di Hitler aveva predisposto un programma scientifico di saccheggio dei mezzi di produzione, cosi’ come delle opere d’arte e anche della forza lavoro dell’Italia. (“La razzia degli Uomini” La battaglia del Lavoro. Giorgio Bocca, Storia dell’Italia Partigiana pag 225.)
(2) Alle prime luci dell’alba del 1 marzo forti esplosioni danneggiano alcune linee tramviarie. Il gappista Diego Orlandi (Pietro) ha piazzato ordigni sotto gli scambi dei depositi della “Zucca” e del “Littoriale” e sotto i tralicci dell’alta tensione presenti fuori porta Saffi. E’ il segnale dell’inizio di uno sciopero che coinvolge parecchie industrie in città e provincia. Alla Calzoni, alla Ducati (Bazzano), alla Weber devono intervenire i soldati tedeschi e i militi della GNR per far riprendere il lavoro. Vi sono arresti e fermi tra i componenti delle commissioni di fabbrica. Intanto si fermano i tram, rimangono inattive parecchie fornaci e l’Azienda del gas. Il 2 marzo si svolge al Pontevecchio lo sciopero delle maestranze del Calzaturificio Montanari, in gran parte donne. Il corteo, in cui è notata la presenza di partigiani, sfila lungo la via Emilia. I tentativi di sciopero proseguono in alcune fabbriche fino all’8 marzo. Gli agitatori e gli scioperanti più in vista saranno costretti alla clandestinità per evitare l’arresto e andranno ad ingrossare le fila delle formazioni partigiane. In una riunione con il prefetto il 14 marzo, i capi fascisti Franz Pagliani e Pietro Torri propongono di reprimere con la forza, facendo fuoco sugli operai, ogni ulteriore tentativo di sciopero nelle fabbriche.
(3) Anniversario degli scioperi del marzo 1944, Bologna, Palazzo Malvezzi, sala del Consiglio provinciale 12 marzo 1984, Bologna, Tipografia Moderna, 1984
(4)Documento dell’Anpi di Pianoro. “La resistenza per le vie di Pianoro” http://memoriadibologna.comune.bologna.it/files/vecchio_archivio/seconda-guerra/l/La_resistenza_per_le_vie_di_Pianoro.pdf
Anche il libertario Mario Bordoni tra i partigiani caduti in battaglia a Pianoro.
Mario Bordoni nome di battaglia Mariano, da Fortunato e Adele Michelini; nato il 27/5/1906 a Terni. Emigrò in Francia, in Belgio, nel Lussemburgo a causa delle persecuzioni fasciste. Socialista, dopo la rivolta capeggiata dal generale Franco, entrò in Spagna nel settembre 1936 e si arruolò nella Colonna italiana. Fu poi in altre formazioni libertarie. [s’enrolà en l’anarquista «Secció Italiana» del Grup Internacional de la «Columna Ascaso»] Lasciò la Spagna nel febbraio 1939 e fu internato nei campi di concentramento francesi d’Argèles-sur-Mer e di Gurs. Si arruolò, durante la guerra, nelle Compagnie di lavoro francesi. Fatto prigioniero dai tedeschi fu tradotto in Italia nel 1940. Fu condannato al confino di polizia che scontò nell’isola d’Ustica (PA). Fu poi internato ad Arezzo. Subito dopo l’8/9/43 si impegnò nella lotta di liberazione. Militò nella 62 a brg Camicie rosse Garibaldi della quale fu il comandante. Cadde in combattimento a Pianoro il 17/10/1944. Riconosciuto partigiano col grado di capitano dal 9/9/43 al 17/10/44.
(5) Addis Saba M., Partigiane. Tutte le donne della Resistenza, Mursia, Milano 1998. AA.VV., La Resistenza delle donne, In Dialogo, 2010. AA.VV., Donne nella Resistenza. Una ricerca in corso, In “Italia contemporanea”, n. 200, pp. 477-492, 1995. Storia delle donne nella Resistenza Italiana , Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_delle_donne_nella_Resistenza_italiana
(6) Documenti presenti alla mostra: “Fascismo, Guerra e Liberazione”. Giornali, foto e documenti dell’epoca raccontano 70 anni di storia d’Italia e del nuovo abitato di Pianoro. A cura di Roberto Vitali.
(7) Tratto dalla definizione del lavoro in fisica meccanica. http://it.wikipedia.org/wiki/Lavoro_%28fisica%29
(8) Jochen Gerz and Esther Shalev-Gerz. Mahnmal gegen Faschismus, Monument against Fascism http://www.gerz.fr/html/main.html?art_ident=76fdb6702e151086198058d4e4b0b8fc&
Un grande grazie a: Mili Romano, Francesco Flamini, Il Cento Diurno E. Giusti, Andreina Cavazza, Gianpiero Sarti, Gilda Milanesi, Sergio Tugnoli, Luciano Laurenti (nome di battaglia “Morgan”), Simona Garagnani e l’ANPI di Pianoro, Roberto Vitali.
Ringrazio anche tutti gli studenti che hanno partecipato al workshop: Nicola Albatici, Emma Bardiani, Jacopo Bonzagni, Ilenia Chereghali, Nicholas Perra, Gabriella Presutto, Mili Romano, Karin Schmuck, Eleonora Trovato, Martina Vannini.
info:
www.andreco.org
www.cuoredipietra.it