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STATEMENT

Nell’era del cambiamento climatico gli ecosistemi hanno bisogno di nuovi simboli per resistere.
Siamo nel secolo della crisi ambientale, sociale e sanitaria e le mie opere d’arte ne risentono.
La mia ricerca è incentrata sul rapporto tra esseri umani e natura e tra ambiente costruito e paesaggio naturale.

“L’uomo è la natura che prende coscienza di se stessa” (Elisée Reclus)

Dal 2000 ricerco costantemente spinto dalla curiosità, trovando connessioni tra arte e scienza, simbolismo e sostenibilità ambientale, anatomia e urbanistica, corpi e città, ecologia e giustizia sociale, emozione e azione. Credo che le ricerche multidisciplinari siano necessarie. Sostengo l’idea che la libertà di pensiero individuale e collettiva sia un valore primario. L’obiettivo della mia ricerca è produrre nuove visioni, simboli e formule, per rendere visibile l’invisibile, mostrando la bellezza del processo naturale nascosto come un alchimista contemporaneo che impara dal passato.

Le opere che realizzo sono spesso un omaggio agli ecosistemi. Parto da una riflessione sulle urgenze ambientali e sociali, per arrivare ad una forma di sintesi, ad una sedimentazione, cercando di non perdere complessità. Rappresento il non-umano, il mondo senza di noi, le rocce, i minerali, le piante, i batteri, i funghi, i virus. Do importanza a quello che nella “Scala Nature” Aristotelica, nella concezione antropocentrica, è considerato meno ed è posto sul gradino più basso. Credo sia necessaria una radicale transizione da una visione Antropocentrica ad una Ecocentrica.

Metodo.
Non c’è solo un metodo, non seguo uno schema specifico per il mio lavoro, ma il processo di produzione dell’opera d’arte è principalmente site-specific e influenzato dal contesto, dalle persone che incontro e dall’ambiente. L’opera può essere collegata all’osservazione di trasformazioni chimico-fisiche e biologiche e alla sintesi di idee e ricerche in forme iconiche. A volte cerco un equilibrio delicato, altre volte un impatto. Un’operazione comune nel mio lavoro è quella di trasporre elementi naturali dal paesaggio all’ambiente costruito, cambiando il punto di vista, la percezione e il significato convenzionale degli oggetti, con la chiara affermazione: “Nature as Art”.

“Nature as Art” è la pratica artistica che elegge le trasformazioni chimico-fisiche e biologiche che avvengono negli ecosistemi ad opera d’arte. (Studio Andreco 2011)

Per Esempio, l’insieme delle trasformazioni chimico-fisiche e biologiche, che permettono alle piante di depurare dagli inquinati prodotti dall’attività antropica i terreni (fitorimedio) e le acque (fitodepurazione), per “Nature As Art” diventa un’opera d’arte.

Anche le capacità curative di alcune piante (fitoterapia) sono elemento d’interesse della pratica artistica.

Ricerche multidisciplinari tra Antropologia, teorie Decoloniali, Soluzioni Basate sulla Natura e strategie di Adattamento ai Cambiamenti Climatici.

Le ricerche scientifiche contemporanee sulle Nature-Based Solutions e le pratiche rituali ancestrali legati alle piante e allo spiritismo sono entrambe fonti d’interesse per la mia ricerca artistica.

Se per circa due decadi mi sono unito ad un nutrito gruppo di ecologisti e scienziati per gridare alla catastrofe ambientale e climatica, ora che questa è arrivata e stiamo ufficialmente vivendo tra le macerie, come afferma Ana Tsing, credo sia opportuno pensare a come adattarci e come sopravvivere tra le rovine. L’arte può essere uno strumento per immaginare altri futuri desiderabili, altre strade da percorrere.

Sono sempre stato interessato sia alle innovazioni in ambito di Sostenibilità Ambientale e Sociale, che alle pratiche e tecniche indigene. Leggendo il report dell’IPCC, Intergovernamental Pannel for Climate Change sull’Uso del Suolo fa molto piacere, e anche un po sorridere, scoprire che il fiore all’occhiello della ricerca scientifica contemporanea sui cambiamenti climatici conviene che il miglior modo per assicurare allo stesso tempo la decarbonizzazione dell’atmosfera e la sicurezza alimentare è adottare pratiche agroforestali. L’agrosilvicultura, in inglese Agroforestry, è la pratica adottata da sempre dalle popolazioni indigene per sopravvivere in Amazzonia.

Aula Verde

L’Aula Verde è un’opera di Land Art che viene realizzata grazie ad un processo partecipativo e performativo. L’Aula Verde è anche un’area ad accesso libero, dove si può praticare anche educazione ambientale, una soluzione basata sulla natura e un’azione per il clima. L’aula verde è composta da alberi disposti a quinconce in cerchi concentrici, scelti, sulla base di ricerche, per favorire gli ecosistemi dove si va ad inserire. Con l’aiuto di diversi ricercatori stiamo monitorando le Aule Verdi che abbiamo realizzato per studiarne gli effetti da molteplici punti di vista. Le Aule verdi traggono ispirazioni della distribuzione circolare degli alberi di pioppi che formano delle vere e proprie stanze di alberi, partendo da un apparato radicale completamente interconnesso e simbiotico. Le aule verdi traggono ispirazioni anche dalle aperture circolari che gli indigeni aprono nella foresta a rotazione per praticare l’agrosilvicultura, l’agricoltura familiare o di comunità per la sussistenza in simbiosi con la foresta. *

( Studio Andreco 2019)

Ecologia Politica e Arte

Nel 2016 ho concepito un’equazione che è diventata una bandiera ed al tempo stesso un’opera:

PLANTS: ECOSYSTEM = REVOLUTIONARIES: SOCIETY

Le Piante stanno all’Ecosistema come i Rivoluzionari stanno alla Società. Ciò significa che le piante e la loro capacità di rigenerare gli ecosistemi inquinati sono come i rivoluzionari nelle società, quando esse diventano ingiuste e liberticide: hanno entrambi ruoli fondamentali per ristabilire gli equilibri. Questa Equazione per me lega la riflessione ecologica ed ambientale a quella politica e sociale, un vincolo indispensabile per affrontare le crisi che stiamo vivendo e un legame necessario per una ricerca artistica che riflette su questioni di ecologia politica.

Coltivare Utopie – Gramsci Camposud – Cagliari 2018

Climate Art Project

La chiave per lo studio di fenomeni complessi è la multidisciplinarietà, ovvero la capacità di osservare i fenomeni da più punti di vista possibile. Nel 2015 ho deciso di sovrapporre completamente le mie due ricerche, artistica e scientifica e ho iniziato Climate Art Project. Il progetto sin dal principio nasce come incontro tra arte, scienza, ambiente e attivismo. Tramite l’arte contemporanea si vuole riflettere sulle cause, le conseguenze della crisi climatica, ambientale e sociale, e sui possibili scenari futuri di mitigazione e adattamento.

Climate Art Project è un progetto itinerante, nato a Parigi nel 2015 in concomitanza con la conferenza sul clima e spostatosi poi in altre città in Italia, in Europa e nel mondo. Per ogni tappa del progetto si costituiscono gruppi di ricerca misti: scienziati, operatori culturali, istituzioni locali, associazioni, comitati e gruppi ambientalisti, quando presenti sul territorio. Il progetto prevede parti di: ricerca, raccolta dati, produzione artistica, disseminazione, confronto e denuncia. Da alcuni anni si è anche diviso in una parte internazionale e una locale. Nel 2018, infatti, Climate Art Project è anche un’associazione culturale, che coinvolge diversi soggetti appartenenti al mondo della scienza e dell’arte. L’associazione è nata anche per supportare meglio la parte locale del progetto, che ultimamente è cresciuta molto, ha forti correlazioni con la formazione, la divulgazione scientifica, la sensibilizzazione sulle tematiche ambientali e il lavoro con le comunità ed i movimenti. L’obiettivo macroscopico di questo progetto è di contribuire al dibattito e alla creazione di una coscienza critica sulle tematiche ambientali e sociali nonché sulle possibili modalità d’intervento. Infatti tramite l’arte cerchiamo di creare nuove visioni ed immaginari sulle buone pratiche di sostenibilità ambientale e sociale (SDG’S).

ll progetto Climate Art Project si caratterizza per la sua capacità di portare alla luce le vulnerabilità e potenzialità del territorio in cui le sue azioni si inseriscono. A Delhi, in India, il tema principale è stato l’inquinamento atmosferico, in Portogallo gli incendi, in Puglia quello dell’accelerazione dei fenomeni di desertificazione dovuti all’innalzamento delle temperature, a Venezia il progetto si è concentrato sull’innalzamento del livello del mare.

Un progetto più recente che fa parte di Climate Art Project si chiama FLUMEN.

FLUMEN – Climate Action per i fiumi ed i parchi

FLUMEN è un progetto multidisciplinare tra arte, scienza e attivismo che riflette sull’importanza dei fiumi, di tutti gli ecosistemi acquatici e delle aree verdi circostanti.
È impellente ridare valore ai fiumi e alle aree verdi, elementi cruciali per la vita delle città, dei loro abitanti e di tutto il pianeta. I fiumi e gli spazi verdi favoriscono la mitigazione delle temperature e dell’effetto isola di calore, l’assorbimento della CO2 e il miglioramento della qualità dell’aria e della biodiversità. Sono corridoi verdi e blu, vettori per la mobilità sostenibile e punto d’incontro e di socialità per i cittadini.
Credo fondamentale la sensibilizzazione e la disseminazione delle conoscenze scientifiche legate alle tematiche ambientali, ai fiumi e agli spazi verdi, per alimentare un dibattito culturale multidisciplinare, immaginare possibili futuri desiderabili e costruire una società veramente sostenibile.
Il progetto FLUMEN prevede la raccolta dati collettiva, effettuata con la partecipazione della cittadinanza. Mostriamo agli abitanti come avviene un monitoraggio della qualità chimico-fisica e biologica delle acque e dei terreni. Inoltre, studiamo dati ambientali storici raccolti dalle agenzie territoriali regionali negli ultimi venti anni, per capire le tendenze, gli andamenti degli inquinanti nel tempo. Infine, realizziamo performance artistiche collettive, parate, installazioni, video, dipinti e piantumazioni di alberi. Tutto il materiale poi viene documentato e utilizzato per campagne di sensibilizzazione ambientale e climate action. FLUMEN prevede anche dibattiti tra esperti di diverse discipline e abitanti, momenti di restituzione sia nei parchi fluviali che nei principali musei di arte contemporanea della città.

Tra le parate dedicate ai fiumi menziono La Parata Tiberina, la performance collettiva che vuole creare un legame concettuale tra la salute del fiume Tevere e la salute della città di Roma e dei suoi abitanti.

 

“..poliedrici ricercatori-artisti-ingegneri” (Donna Haraway – Making Kin in the Chthulucene )

 

*
– Conte, Passatore. “Nature Based Solution per la bonifica in ambito urbano: un esempio di percorso interdisciplinare condiviso tra arte e scienza” – “Nature Based Solution for remediation in urban environment: an example of interdisciplinary path between art and science”
2021.
– Conte, Passatore, Brunetti, Allevato, Stazi, Antenozio, Cardarelli.“Nature Based Solutions on the river environment: an example of cross-disciplinary sustainable management, with local community active participation and visual art as science transfer tool” Journal of Environmental Planning and Management. https://doi.org/10.1080/09640568.2020.1822306
.2020
– Sky TG 24: Giornata della Terra, sulle rive dell’Aniene il land art project ‘Aula Verde’. 2020

– Il Manifesto – Arte e clima, l’Aula Verde di Andreco. 2021

– Flash Art – Climate Art Project presenta Flumen. Climate Actions per i parchi e i fiumi a Roma, 2020

– Conte, Andreco. Futuro Osmotico, PWR editions, ISBN 9788894468007 . 2019

– Il Manifesto -«La mia arte ispirata dal clima». 2019

– Exibart – Andreco, The Plants Are Revolutionaries Museo Di Palazzo Poggi, Bologna, 2018

– Exibart – La “green art” di Andreco. 2018

– Huffington Post – A Venezia l’arte incontra la scienza e fa riflettere la società sui cambiamenti climatici L’artista romano Andreco inaugura la sua opera “CLIMATE 04 Sea Level Rise”, un monito a una città che potrebbe essere sommersa dalle acque. 2017

– Designboom – Andreco catalyzes the climate change discussion through public artwork in Venice, 2017

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